Arcangelo Galante
- 06/06/2020 20:47:00
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Filippo Romolo Neri è stato un presbitero e anche un educatore, venerato come santo dalla chiesa cattolica. Fiorentino dorigine, si trasferì a Roma, ove decise di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere lappellativo di «secondo apostolo di Roma». Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzini di strada, avvicinandoli amorevolmente, spiritualmente e con fervida pazienza, alle liturgiche celebrazioni e facendoli persino divertire, cantando e giocando, senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe divenuto loratorio che, in seguito, fu proclamato come vera e propria congregazione da Papa Gregorio XIII. Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il «santo della gioia» o il «giullare di Dio». Al suo modello di vita caritatevole e ai suoi detti si sono ispirati tanti devoti fedeli, nonché seguaci di un atteggiamento spirituale, votato alla concretezza del tempo in cui il Santo operava. Cosicché l’autore, ci delizia di una poesia meravigliosa, capace di suscitare ammirazione per un “personaggio” importante, per l’amore e l’attenzione verso le altrui anime. Certamente un inno alla gioia del cuore e dello spirito, da rileggere come strumento di riflessione per chiunque sia mosso da carità e fede.
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